domenica 30 novembre 2008

DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI.....ENNESIMA BUFALA


La proposta del Presidente Berlusconi tuttavia non è nuova: il 24 Maggio 2007, il senatore Luigi Maninetti (ala UDC, ex Casa delle Libertà) comunica il disegno di legge: “Disposizioni in materia di defiscalizzazione e decontribuzione dei redditi derivanti da lavoro straordinario”.
Nel comunicato del disegno di legge vengono indicati i motivi alla base di un’eventuale detassazione degli straordinari: “Il presente disegno di legge...ha l’obiettivo di favorire, tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione dei redditi derivanti dal lavoro straordinario, la produttività del lavoro, la flessibilità organizzativa e, in generale, il rilancio della competitività dell’impresa italiana.” Oltre a favorire la produttività del lavoro, la flessibilità organizzativa e il rilancio della competitività dell’impresa, la detassazione degli straordinari rappresenterebbe, inoltre, “un importante strumento...per aumentare il potere d’acquisto delle retribuzioni”.
La detassazione degli straordinari sembrerebbe quindi essere la panacea di tutti i mali italiani. Tuttavia ciò non corrisponde a realtà. La detassazione degli straordinari potrebbe difficilmente risolvere il problema del calo della produzione industriale italiana degli ultimi anni: una visione di questo tipo si collega infatti ad un approccio economico antiquato che basa la competitività del sistema industriale sull’abbattimento dei costi, ed, in particolare, sull’abbattimento del costo del lavoro. Con la globalizzazione e l’emergere di paesi come la Cina e l’India sui mercati nazionali ed internazionali, l’abbattimento del costo del lavoro non può e non deve più essere considerato come una leva competitiva adottabile ed efficace dal sistema industriale di un paese come l’Italia. Pensare che la detassazione degli straordinari possa aiutare le imprese italiane ad essere più competitive è pura propaganda elettorale. I problemi strutturali del sistema industriale italiano potranno essere risolti puntando unicamente sulla qualità del prodotto e sull’innovazione tecnologica, elementi in cui esiste un potenziale enorme in Italia. Questo potenziale è stato solo marginalmente sostenuto dal passato governo Prodi (e soprattutto dalle riforme del Ministro Bersani).
La detassazione degli straordinari incentiva solo la quantità del lavoro e non la qualità del lavoro. Per motivi ovvi, le ore di straordinario costituiscono inoltre le ore con produttività marginale inferiore: dopo le otto ore giornaliere, le ore di straordinario sono quelle in cui il lavoratore è più stanco e quindi meno produttivo.
Un'altra falsità, tipicamente elettorale, è quella che la detassazione degli straordinari sia il metodo migliore per aumentare il potere di acquisto delle retribuzioni. Il problema tutto italiano delle retribuzioni da lavoro dipendente si basa infatti su un mancato aumento salariale (di base e non straordinario) subito dal lavoratore dipendente negli ultimi 10 anni, e dagli aumenti dei prezzi di alcuni beni primari, successivi all’introduzione dell’euro. Sarebbe meglio, a mio avviso, riportare i salari da lavoro dipendente ad un livello accettabile attraverso una reale ed efficace contrattazione a livello nazionale.
Come misura aggiuntiva, se proprio si vuole premiare la qualità e la competitività, la strada migliore sarebbe quella di introdurre un sistema salariale mobile verso l’alto (un salario minimo contrattuale rispettabile deve comunque essere garantito) che premi la qualità del lavoratore, le sue doti e le sue capacità tecniche. Un esempio potrebbe essere quello di spartire una quota dei dividendi delle imprese ai lavoratori più meritevoli. Un esempio di questo tipo non richiederebbe alcun costo per la collettività. Un costo enorme per la collettività è invece previsto per la detassazione degli straordinari: “Lo sforzo di detassazione annunciato da Berlusconi su straordinari e tredicesime si avvicina alla decina di miliardi, calcolando gli straordinari in modo molto prudente (partendo dalle 80 ore annue registrate nel settore metalmeccanico).” (vedi Il Sole 24 Ore, “Promesse Generose e coperture improvvisate” di Alberto Orioli, 15 Febbraio 2008).
Da ultimo sembra importante rilevare come, sebbene la detassazione degli straordinari possa essere un metodo efficace per regolarizzare il lavoro straordinario in nero, una politica di questo tipo potrebbe in realtà disincentivare le assunzioni di nuovi lavoratori, diventando quindi un disincentivo occupazionale: se, ad esempio, in un’impresa di 10-15 dipendenti, ognuno decidesse di effettuare mediamente un’ora giornaliera in più di straordinario, e se questo avvenisse con un sistema di detassazione degli straordinari, l’impresa non avrebbe alcun incentivo ad assumere un nuovo dipendente (10-15 ore di lavoro straordinario al giorno corrispondono presumibilmente, da un punto di vista produttivo, a 8 ore di lavoro ordinario, con la differenza che le 10-15 ore di lavoro straordinario, con la detassazione, costerebbero molto meno delle corrispondenti 8 ore di lavoro ordinario e disincentiverebbero l’assunzione di un nuovo lavoratore). In tal caso non sarebbe forse meglio detassare le nuove assunzioni?!

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