mercoledì 23 settembre 2009

IL FILM PADANO ROM

"Barbarossa", la pellicola voluta dalla Lega su Alberto Da Giussano è stata girata interamente in Romania
Per il film sull'eroe padano Bossi assolda attori rom

L'uscita nelle sale cinematografiche è prevista per il prossimo 9 ottobre dopo un'anteprima, il 2 ottobre, al castello Sforzesco. I leghisti lo attendono con impazienza. Il loro leader, il ministro per le Riforme Umberto Bossi, ogni volta si commuove anche solo a guardare il trailer.

Ma il Barbarossa, il film che rievoca la lotta dei Comuni lombardi contro l'imperatore tedesco, la pellicola che rievoca il leggendario Alberto da Giussano, rischia di diventare un boomerang per il partito di via Bellerio. Il set, infatti, non è stato ricostruito in Lombardia, nella gloriosa terra di Legnano. E nemmeno a Roma ladrona. Peggio: nella Romania delle badanti senza permesso di soggiorno, dei disgraziati da rispedire al loro paese.

Incredibile. La scelta viene giustificata da questioni di budget, ma a poche settimane dall'apertura della Cinecittà milanese all'ex Manifattura tabacchi la scusa fa ridere. E comunque erano a disposizione migliaia di volontari padani che avrebbero messo a disposizione il loro tempo gratuitamente pur di partecipare in ogni modo al film. Se non fosse una cosa terribilmente seria farebbe persino ridere: le comparse, i guerrieri pronti a salire sui carri per annientare lo straniero sono tutti del posto, rumeni. Meglio, rom. Promossi sul campo, anzi sul set, a eroici "lumbard" senza macchia nè impronte digitali. Con buona pace di Bossi, Calderoli, Borghezio.

Pare già di vederli gli odiosissimi zingari nei panni degli amatissimi milanesi che pagati da noi 400 euro al mese a testa (il "colossal" da 30 milioni di dollari è coprodotto da Rai Fiction e Rai Cinema e gode del sostegno del Ministero per i Beni e le Attività culturali) avanzano con vessilli bianchi segnati da una lunga croce rossa annunciando la riscossa: 900 rom pronti a sacrificarsi per difendere i comuni lombardi contro Federico Barbarossa. Da non perdere. Centotrenta minuti di terrore per l'identità leghista.

E il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, lui che ha recentemente denunciato come "gli attori parlano tutti con accento romanesco", stia sereno. Qui andiamo oltre. Anche il cast infatti non scherza. Alberto da Giussano non è un affermato attore lombardo e nemmeno una giovane promessa del Piccolo, ma il modello israeliano Raz Degan: ad avanzare fiero, spadone alla cinta, giustacuore di pelle, valori lombardi nel sangue, sarà un pur bravo professionista nato nel kibbutz Sde-Nehemia. Alla faccia del chilometro zero, delle crociate anti-ananas, del dialetto nelle scuole, dei provvedimenti anti kebab nei centri cittadini. Più che un cast, come scrivono i leghisti furiosi nei blog, sembra che il regista Renzo Martinelli "abbia fatto una retata al Cie di Lampedusa".

Passi che il Barbarossa lo interpreti l'olandese Rutger Hauer. Ma chissà la faccia dei pasionari di Pontida quando vedranno scorrere nei titoli di coda che il console di Milano Gherardo Negro, è il bulgaro Vlad Radescu, o che Eleonora, l'amata di Alberto da Giussano, è la polacca Kasia Smutniak.

Non c'erano attori o attrici in tutta Milano? Eppure bastava andare sul sito della Lombardia Film Commission , c'è un link "Risorse tecniche e umane" e il gioco è fatto. Ma alla Lega, in cerca di un passato da mitizzare, servirà poi un film che ricostruisce la Milano del 1158 tra le praterie dei distretti della Transilvania Alba Iulia e Hunedoara, e gli studios di Bucarest? Che spaccia zingari per padani doc?

Inevitabilmente qualcuno di quei leghisti che ora sbuffa solo sulla piazza virtuale parlerà: dirà che "il re è nudo", oppure che "la corazzata Potemkin è una boiata pazzesca", e verrà sommerso da "novantadue minuti di applausi".


A prescindere da qualsiasi discorso politico, deve far riflettere la testimonianza del regista Renzo Martinelli

Qui posso permettermi una troupe di 130 persone, solo 15 gli italiani, i capisquadra. Qui ho a disposizione migliaia di comparse, cavalli e stuntman a bizzeffe. Un macchinista in Italia costa 1500 euro al giorno, qui 300. Da noi dopo nove ore scatta lo straordinario, qui non esistono limiti d’orario. Per la manovalanza si usa lo “zingarume rumeno” a 400, 500 euro la settimana

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