domenica 19 ottobre 2008

RED BULL


Ho preso in parola l'appello: ho cercato altri studi su questa "pericolosa bibita". Grazie a Google ho trovato, per esempio, quella che sembra essere la versione originale, in spagnolo, dell'appello, nonché l'indagine e le analisi svolte dall'emittente canadese CBC e l'indagine antibufala di Snopes.com, che rivelano che l'appello risale al 2000 e che le sue accuse principali sono completamente fasulle.Per esempio, il "glucuronolactone" (che in italiano corretto si chiama glucuronolattone) è sì presente nella Red Bull, ma non è affatto una sostanza chimica pericolosa sviluppata dal Dipartimento della Difesa statunitense negli anni Sessanta del secolo scorso come allucinogeno per le proprie truppe in Vietnam. E' un carboidrato: un tipo di zucchero presente naturalmente nell'organismo umano e in alimenti come il grano e il vino rosso.Va detto che una lattina di Red Bull contiene 600 milligrammi di glucuronolattone, che si ritene sia 250 volte la dose normale giornaliera, ma come nota Snopes.com, né l'archivio del British Medical Journal né il sito della Food and Drug Administration, autorità che regola ogni sostanza presente negli alimenti e nei farmaci negli USA, riportano informazioni che possono suggerirne la pericolosità anche a questi dosaggi elevati (e di solito l'FDA ci va pesante).L'appello contiene addirittura un consiglio pericoloso: quello di dover effettuare un'attività fisica dopo aver bevuto Red Bull, pena l'"infarto fulminante". In realtà il contenuto di caffeina di Red Bull (pari a una tazzina di caffé, il triplo di quello di una lattina di Coca-Cola) e quello di zucchero (circa 5 cucchiaini per lattina da 250 ml) ne fanno una bevanda poco adatta in caso d'intensa attività fisica. Non solo Red Bull non reintegra nell'organismo le sostanze perdute durante l'esercizio fisico, come fanno invece le cosiddette "bevande sportive", ma contiene così tanta caffeina che può causare disidratazione, che a sua volta mette sotto sforzo il cuore.Il sito della Red Bull stesso, fra l'altro, consiglia nelle FAQ di bere la bibita "prima di attività atletiche impegnative" ma avvisa anche che "non è stata formulata per fornire reidratazione" e quindi invita "chi si impegna in un'attività sportiva di bere anche molta acqua durante esercizi intensi".L'appello afferma anche che Red Bull contiene imprecisati "componenti che fanno diluire il sangue", ma non dice quali, e non risulta che nessuno degli ingredienti della bibita abbia quest'effetto.Anche la notizia che Francia e Danimarca hanno bandito la bibita per via della combinazione dei suoi "componenti di vitamina" uniti al glucuronolattone è una mezza bufala: il divieto di commercializzazione esiste, ma per via di timori connessi al suo alto contenuto di caffeina e a dubbi sull'effetto della combinazione di caffeina, glucuronolattone e taurina: un altro ingrediente della Red Bull, che nonostante il nome non è estratta (come vuole una leggenda metropolitana) dai testicoli dei tori ma è prodotta sinteticamente ed è un ingrediente del latte artificiale per neonati.Questo non significa che si possa essere disinvolti nell'uso di queste bibite contenenti alte dosi di sostanze stimolanti: a parte l'ingestione di grandi quantità di zucchero (addio alla linea) se non si ricorre alla versione "sugar free" e di caffeina (disidratanti), l'eventuale abbinamento di bibite come Red Bull con alcolici può dare una falsa sensazione di sobrietà molto pericolosa, secondo uno studio condotto in Brasile dalla professoressa di psicologia Maria Lucia Souza-Formigoni dell'Università di San Paolo e citato dalla BBC. Chi è ubriaco e non si rende conto di esserlo rischia di mettersi alla guida o compiere altre azioni impegnative senza rendersi conto che le proprie capacità di reazione e valutazione sono alterate.Siamo insomma alle solite: l'appello gioca sulle nostre paure delle sostanze dai nomi misteriosi e sul mito della sadica disinvoltura con la quale le grandi aziende infilano veleni negli alimenti senza che le autorità se ne accorgano, e alla fine risulta addirittura controproducente, seminando disinformazione e sollevando un polverone che impedisce di discutere concretamente dei rischi connessi all'uso scriteriato di queste bibite.

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