martedì 7 aprile 2009


EMERGENZA SCIACALLI IN ABRUZZO


Lo sciacallo in volo vigila dall’alto le case sventrate dell’Aquila e sogna l’occasione perduta di appaltare la loro ricostruzione alla sua Edilnord per chiamata diretta.Lo sciacallo accorre là dove stazionano microfoni e telecamere. Fa il brillante ma il suo lifting tradisce un savoir faire stantio e patetico. Le movenze dello sciacallo rivelano noia. Per nasconderla ricorre ai soliti, banali annunci da bar sport che non fanno ridere, ma nemmeno piangere perché agli aquilani non sono rimaste più nemmeno le lacrime. Gli stessi che lo sciacallo invita ad andare al mare a spese dello Stato con le loro masserizie, come fossero vu cumprà. Ma siccome non ci sono i soldi anche questa battuta si rivela una flaccida cilecca.
Il mondo si adopera per aiutare gli aquilani, ma lo sciacallo non impiega nemmeno un centesimo dei suoi milioni di euro esentasse, nascosti nei paradisi fiscali al sicuro dai processi. Lo sciacallo fa il piacione dicendo che l’Italia ha chiesto all’Europa l’accesso al fondo per le catastrofi naturali. Ma fa una figura meschina lo sciacallo, muto sulla catastrofe degli 8 miliardi di euro annui di fondi europei, finiti nelle tasche dei predatori del sottobosco della politica e della criminalità organizzata, complice dei palazzinari romani.
Mentre le case dell’Aquila vengono giù come castelli di sabbia ad ogni tremolio della terra, lo sciacallo ripete a pappagallo che ci sono i fondi per il ponte sullo Stretto di Messina. Ma non ci sono. Esattamente come non ci sarà l’abbattimento della villa abusiva del suo deputato tesoriere, costruita sull’area destinata al pilone della sponda sicula.
Lo sciacallo è lo spettro di sé stesso. I senza tetto sono consumatori da consumare fino all’ultimo voto. La sua scenetta da conduttore (o conducator) alla conferenza stampa è servita a scimmiottare gli studi di Chi vuol essere milionario, col dettaglio che le domande, in questo caso, lo sciacallo non le ha accettate.Lo sciacallo presenta Bertolaso come un eroe, che rivelando un barlume di dignità, si vergogna.
Nel frattempo un altro giorno da dimenticare se ne è andato. Il terremoto è ghiotta occasione per lo sciacallo di fare propaganda e marketing al suo governo di fantocci dediti all’applauso.
L’Aquila è sfigurata, la sua più rinomata basilica è crollata assieme alla cupola e alla sua fragile economia, che poteva fare del turismo storico un tesoro. La cupola dello sciacallo, invece, regge ancora, grazie alla sceneggiata liftata che lo ha rincuorato. Le televisioni lo hanno diffuso, a quest’ora sarà già ad Arcore a pensare come far passare la legge porcata sulle intercettazioni. Terremoto che abbatterà l’ultimo rimasuglio di democrazia di questa povera Italia.

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